VENERDÌ 25 GENNAIO 2019, ore16.00
Gli studenti del secondo anno del corso di primo livello di Culture e tecnologie della moda dell’Accademia di Belle Arti di Roma presentano la sfilata Corea Project.
Progetto che nasce da una collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica di Corea, l’Istituto Culturale Coreano e l’Hanbok Advancement Center.
Da un workshop, presso l’Istituto Culturale Coreano, che ha visto protagonisti gli studenti nello studio dell’hanbok, l’abito tradizionale coreano, e delle varie tecniche di lavorazione del tessuto, è nata l’idea di questo progetto.
Undici collezioni, interamente progettate e realizzate dagli studenti, in cui è forte l’ispirazione che nasce dalle tradizioni coreane, ma anche ben presente la loro coscienza occidentale e il legame con il più profondo sentire di ognuno, i suoi pensieri, la sua interiorità.
Gli abiti tradizionali coreani si chiamano Hanbok. Sono caratterizzati da linee e forme graziose che creano un’aura serena. L’Hanbok ha mantenuto le sue componenti di base per tutta la storia coreana da 5.000 anni, mentre i suoi stili e le sue forme si sono evoluti in vari modi in base allo stile di vita, alle condizioni sociali e al gusto estetico dei tempi.
La stilista coreana Young Ae Lee presenterà dieci abiti tradizionali e undici abiti tradizionali reinterpretati in chiave moderna.
Alessandro Vulcano – SINCRASI
In linguistica, la contrazione di due elementi in uno: da una parte l’Occidente tutto e dall’altra il mondo Koreano contratti in una fusione di materiali discordi: dalla seta al nylon, dal cotone alla vernice. Le forme dell’Hanbok si scontrano con quelle tipiche dell’abbigliamento occidentale, per una donna in punta di piedi, che oscilla tra due mondi.
Rita Guardabascio – TRINCEA
Degli esili uccelli volano e si posano sui rami di un albero, dove una tigre siede inferocita, quasi a volerli attaccare. Questa antica rappresentazione della tigre coreana, simbolo di forza, si declina, nella collezione, nel concetto di un incontro-scontro tra la delicatezza, rappresentata dalla seta impalpabile che accarezza la pelle e dal ricamo oro che dà vita a leggiadri uccelli ed esili rami, e la forza, espressa dal cotone grezzo sul quale, in un’esplosione, irrompe una texture tigrata di un rosso intenso. Quest’ultima sembra talvolta voler sovrastare la parte più delicata, talvolta sembra invece attutita da essa. La biancheria del costume coreano non è più sostegno nascosto, ma diventa protagonista insieme alla giacca, che si ispira ad un capo occidentale: il trench. Nato come cappotto da trincea, esso si pone come intermediario tra Occidente e Oriente, del cui costume riprende il taglio sotto il seno e l’ampiezza. In un gioco di trasparenze e sovrapposizioni, gli abiti assumono forme rigorose, pulite, quasi militari, che vestono una donna androgina.
Aurora Promutico – OXYMORON
Un viaggio a metà tra due culture diverse che si fondono insieme quasi per contrasto, cercando di far sopravvivere un’anima delicata e leggera nonostante la pesantezza dei tessuti e delle sovrapposizioni che la sovrastano.
Andrea Mugavero – CHECKMATE
Il richiamo al gioco di origine asiatica degli scacchi nella sua più emblematica mossa ma anche alla simmetria, alla semplicità e eleganza insieme. Il patchwork coreano e la stampa a scacchi sono utilizzati come trait d’union tra il mondo Occidentale e la Corea Del Sud, in una fusione di tessuti, dove il crêpe viene visto come segno di contaminazione della tradizione, riaffermata dalla raffinatezza dei fiocchi dell’Hanbok. Questo gioco di contrappunti tra Asia e Occidente porta a forti richiami verso una donna elegante ma allo stesso tempo forte ed eccentrica.
Giulia Fastellini – SYNTHESIS
Sintesi e occidentalizzazione di volumi e forme dell’Hanbok, attraverso una grafica che rimanda al patchwork e ai disegni coreani sia nelle linee precise che nei colori tenui, con elementi bianchi che riprendono nella tradizione l’idea e il loro pensiero sulla purezza d’animo e la spiritualità. Il tutto combinato in una silhouette morbida dalle curve dolci.
Domitilla Damiani – FERITA
Nell’uso tradizionale del vestire coreano vengono adoperate, come indumento intimo, delle bende; qui interpretate sia nel senso di fasciatura di ferita ma anche di protezione del corpo sano. Protezione di una ferita, ma anche forza, possibilità di ferire. Benda fragile, sottile, che però ripetendosi e avvolgendosi diventa forza. Ancora una volta la ferita è evocata dalle irregolari impunture sulla seta imbottita, che ricordano i punti di sutura sulla pelle, questa volta non coperte. La forza è mostrare le nostre ferite.
Guo Huimin – INTEGRAZIONE
Idea parte da “come rendere la cultura tradizionale Coreano una nuova vitalità nella società di oggi” combina lo stile principale del costume tradizionale coreano con il mercato di oggi. In questa collezione ho scelto i elementi fondamentali come design cravatta, le maniche larghe, corpetto corto ect e applicato a un forme nuove, i colori ho scelto quelli più comuni nel costume Coreano, i tessuti ho scelto proprio del adesso, tutto questo è per dare un nuovo estetico al costume tradizionale Coreano che più accettabile nel mercato di oggi.
Federica Bettelli – INTO THE WILD
L’espressione già si riferisce ad un tipo di abbigliamento tecnico e funzionale: piumini che coprono il corpo dal freddo, pantaloni che si annodano per essere chiusi e giacche a vento. Una rielaborazione dell’abito tradizionale coreano da un punto di vista più funzionale e occidentalizzato dato anche dall’utilizzo di tessuti tecnici come il nylon. Le texture rimandano direttamente alla cultura tradizionale coreana: il patchwork e il bojagi da cui è ispirata la texture con la foglia oro. A completare gli outfit scarpe da trekking e galosce.
Lucrezia Matola – RADICI
Nell’abito tradizionale coreano ogni colore ha un significato ben preciso, un flusso di energia che invade ed eleva ogni abito. Il colore verde è legato alla terra mentre il rosso al fuoco. Le radici della tradizione sono piantate nella terra ed il fuoco, che è simbolo di trasformazione, influisce sulla materia e la modifica. Fili e fibre, che come elementi della natura si piantano nel terreno, si intrecciano e si snodano, in una metamorfosi che segue il corpo ed i suoi movimenti.
Leonardo Ferri – ONIRICA
La collezione presenta una fusione di fogge, tipici costumi occidentali provenienti dal passato, ed orientali, arrivati a noi da terre lontane, creando l’atmosfera di un posto popolato da creature di dubbia natura ed eterea bellezza, come solo le si può trovare nelle illustrazioni dei libri di favole. Indumenti corti, voluminosi, bianchi e trasparenti con la finalità non di coprire ma di adornare le esili e sinuose figure, la cui misticità è accentuata da fastosi accessori.
Susanna Picchiami – CON-TEMPO
Sporco e logoro, è l’uomo che gira per la città. Il suo lavoro si intreccia con la vita, creando segni profondi come solchi. Sono abiti che invecchiano come uomini, che in origine erano filosofi vestiti di bianco. Un bianco che vive e muore.
PRATIBUS DISTRICT Sala 2 Viale Angelico 52, Roma
COREA PROJECT
a cura di Alberto Moretti e Sara Chiarugi
Coordinamento didattico
Edelweiss Molina
Irene Cerrati
Alessandra Cigala
ACCADEMIA DI BELLE ARTI DI ROMA
Via di Ripetta, 222
00186 Roma
Presidente
Mario Alì
Direttrice
Tiziana D’Acchille